Jockoo per Philippe Starck per TOG
Posted On: 2014-11-21
Joa Sekoya è la prima linea di arredamento sviluppata dal famoso designer Philippe Starck per il brand italiano Tog, un imponente progetto presentato al pubblico durante l’ultima Settimana del Design di Milano. Oltre alla superstar francese, la lista di questa start-up italo-brasiliana include altri grandi nomi del design mondiale. Tra gli altri abbiamo Sebastian Bergne, Sam Hecht, Kim Colin, Nicola Rapetti (anche art director dell’intero progetto).
Tutti impegnati nel progettare mobili eleganti, semplici e freschi. Qualcosa che possiate davvero usare nella vita reale, e che potrebbe aggiungere ai vostri giorni quel pizzico di bellezza necessaria per vivere meglio (e questo potrebbe essere lo scopo principale di tutto il design, non solo dei prodotti TOG). Immaginate quale onore è stato per noi far parte di questa squadra delle meraviglie. Tutte le superfici della linea Joa Sekoya avevano bisogno di un intervento incisivo per raggiungere l’obiettivo del designer: dare una nuova identità agli economici mobili per esterni di polipropilene in finto legno. Monsieur Starck darà la forma, noi ci prenderemo cura della pelle.
Dovevamo progettare una texture che appaia e si percepisca come vero legno, ma con una graffiante svolta iper pop. Come potete vedere anche nell’aspetto finale dei mobili abbiamo colori naturali in contrasto con gli appariscenti e pulsanti arancio e giallo lime. Dovevamo trasmettere questi sentimenti senza i colori, lavorando solo con il senso tattile. Ma come? In un caso come questo la strada più lunga è anche la più corretta. Abbiamo preso sei grandi, pesanti e meravigliose assi di legno e le abbiamo copiate a mano sulla nostra tavoletta grafica. Centimetro per centimetro. Stavamo cercando una superficie organica e credibile, più grande di quello di cui avevamo realmente bisogno. Quindi, come un falegname, potevamo tagliare via l’eccesso senza perdere il senso realistico. Dopo questa operazione interminabile abbiamo iniziato a studiare lo stile del nostro legno. Abbiamo pensato alla cultura giovanile, al fai da te, alle costose locations post industriali grim&gritty che sono diventate ancora più costosi loft per artisti (ok, noi gli amiamo. Ma chi non lo fa?). Il risultato finale doveva includere reminiscenze di fanzine fotocopiate, poster serigrafati, schizzi disegnati a mano. E dovevamo mantenere la stessa densità e spessore traccia su tutti i tredici mobili della linea, senza riutilizzare nessuna porzione della texture. E aggiungendo i tipici anelli concentrici alle parti segate. Tutto doveva sembrare reale, ma finto. Stilizzato ma vivo. E questa è solo la parte creativa (e divertente).
Dopo l’approvazione di Philippe Starck del modello grafico lo abbiamo anche dovuto incidere sulle forme, usando tecniche differenti a seconda delle limitazioni di spazio e attuabilità. Laser o incisione chimica, spesso sulla stessa forma. Non è necessario dire che il risultato doveva essere il più levigato possibile. Anche in questa fase del progetto la chiave per il successo si trovava nella mescolanza tra lavoro digitale e fisico. Ritoccando tutte le giunture a mano e guidando il lavoro del laser attravero un complesso software.
Ogni cliente ha bisogno di un diverso punto di vista sul flusso di lavoro, nuove soluzioni e una precisa personalizzazione degli strumenti già testati. Questo è l’unico modo per realizzare creatività viva e comunicare quanto questa sia importante.
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